PRECARIETÀ
“Il lavoro si paga”, in mobilitazione i collaboratori della Castelvecchi
Un gruppo di collaboratori mai pagati della casa editrice Castelvecchi ha interrotto ieri la presentazione dell’ultimo libro di Fausto Bertinotti, edito proprio da Castelvecchi. La storia di due traduttrici in mobilitazione.
Ieri una ventina di collaboratori della casa editrice Castelvecchi sono intervenuti alla presentazione del nuovo libro di Fausto Bertinotti “Colpita al cuore. Perché l’Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro”, in libreria proprio per Castelvecchi. La ragione? Loro come molti altri non sono mai stati pagati da quell’editore. Hanno distribuito un volantino firmato “Volontari involontari” ricostruendo la loro vicenda e raccontando alla platea e ai relatori la loro storia.
Una vecchia abitudine dura a morire quella della casa editrice, nota per non pagare autori, traduttori, redattori e altri collaboratori a vario titolo. Ma ora qualcuno ha deciso di dire basta, il lavoro se è tale va pagato, senza se e senza ma. Per questo alcuni di loro hanno cominciato a trovarsi, a scambiarsi informazioni, raccontandosi tramite mail e social network, fino ad arrivare a questo primo momento di mobilitazione.
Quello che segue è il racconto di due delle lavoratrici che non hanno mai ricevuto il loro compenso, Federica Graziani e Arianna Lodeserto:
Ad aprile dello scorso anno abbiamo tradotto il libro di Herbert A.L. Fisher, “Napoleone”, su commissione della casa editrice Castelvecchi. Il contratto, regolarmente firmato, prevedeva che noi consegnassimo la traduzione il 15 maggio 2014 e che, di lì allo scadere di 120 giorni, fossimo pagate per il lavoro svolto. Dopo la consegna, puntuale, del testo, ci siamo dunque disposte ad attendere l’agosto che ci avrebbe portato il salario.
Il pagamento, tramite bonifico, sarebbe dovuto pervenire entro il 30 settembre e, benché non sia tuttora pervenuto, il 9 ottobre abbiamo ricevuto una mail in cui si chiedeva di firmare la ricevuta di un bonifico mai emesso. Nel frattempo, tutti i dipendenti della Castelvecchi hanno smesso di rispondere, con ordine sistematico, prima alle nostre diverse mail interrogative, poi alle nostre telefonate nella sede di via Isonzo, che abbiamo insistentemente fatto dal settembre 2014, scoprendo che Daila Piga, la responsabile dei contratti, per due mesi consecutivi non è stata alla sua scrivania e non ha mai avuto tempo di rispondere agli oltre quaranta messaggi da noi lasciati nel vano tentativo di intercettare questa sua frenetica attività motoria.
Da ultimo, ci siamo risolte a presentarci personalmente a via Isonzo e qui, dopo un primo incontro con segretarie ed amministratrici, in cui abbiamo chiesto ancora spiegazioni per il mancato pagamento, siamo riuscite ad ottenere un appuntamento con l’editore (e Presidente della Lit-Castelvecchi) Pietro D’Amore per il 23 ottobre. Quel giorno ci siamo dunque nuovamente presentate alla Castelvecchi e, dopo due ore di attesa, abbiamo ascoltato scuse poco credibili sul comportamento tenuto fino a quel momento dai vari nostri interlocutori ed abbiamo ricevuto l’offerta di una cambiale a sei mesi, che ci avrebbe assicurato il pagamento dovuto. L’amministratrice Daila Piga ha messo per iscritto la promessa di saldare il debito il 31 marzo 2015, in un’unica soluzione. Siamo quasi a fine Aprile e non abbiamo ricevuto né la fantomatica cambiale, né il bonifico promesso dal contratto, né qualche riga di risposta alle nostre ultime mail o ai nostri messaggi sui social media.