DIRITTI
Il governo italiano adotta il modello Trump sulla pelle delle donne nigeriane
Mentre in tutto il mondo non si placa la protesta per la politica contro migranti e richiedenti asilo di Donald Trump, il governo italiano la mette in pratica.
Con un telegramma datato 26 gennaio, indirizzato alle questure di Roma, Torino, Brindisi e Caltanisetta, la Direzione Generale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere del Ministero dell’Interno invita, a decorrere dal 26 gennaio al 18 febbraio, a rendere disponibili nei CIE “anche mediante eventuali dimissioni anticipate” posti riservati alle cittadine e ai cittadini nigeriani al fine della loro identificazione e rimpatrio, nonché a effettuare “mirati servizi finalizzati al rintraccio di cittadini nigeriani in posizione illegale sul territorio nazionale”. Il telegramma specifica che 50 posti devono essere riservati per donne nigeriane presso il CIE di Ponte Galeria.
Ancora una volta il governo mostra i muscoli sulla pelle delle donne nigeriane, così come sta facendo da oltre un anno, attraverso deportazioni sommarie. Sappiamo dai loro racconti che le donne rimpatriate sono esposte alla carcerazione, a stupri e violenze, e talvolta alla morte. Coloro che arrivano in Italia sono sopravvissute a violenze, abusi e forme di sfruttamento sessuale e lavorativo. Si tratta di violenze e morti che, come le oltre 4000 vittime del 2016 sulla sola via del Mediterraneo centrale, hanno responsabilità politica. Le politiche statali ed europee contro le migrazioni sono i loro mandanti.
In un rapporto pubblicato il 30 gennaio 2017, anche il GRETA (Gruppo di esperti contro la tratta del Consiglio d’Europa) ha denunciato le modalità attraverso cui avvengono i rimpatri dall’Italia verso la Nigeria, definite come trattamenti inumani e degradanti, e lesive del diritto d’asilo e del diritto di difesa. Con la direttiva del 26 gennaio, il governo ha deciso di fare un passo ulteriore, arrivando addirittura a ordinare veri e propri rastrellamenti contro le donne e gli uomini di nazionalità nigeriana. L’intenzione è probabilmente quella di passare all’incasso, sul piano politico, degli accordi operativi, siglati in particolare con Nigeria e Sudan, che prevedono procedure di identificazione e rimpatrio semplificate.
Diciamo NO a ogni rastrellamento nei confronti delle donne e degli uomini migranti. Chiediamo al governo di fermare le politiche razziste e alle istituzioni dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa di prendere posizioni nette contro queste politiche di rimpatrio. Non accetteremo che nessuna donna venga ancora uccisa dalle politiche dei confini europei.
Nessuna donna migrante in meno!