ROMA
Dal Wake Up alla Polizia! La politica non si cancella
Il Commissario Tronca ordina all’AMA di “pulire” l’enorme scritta di Porta Maggiore “Nè pubblico, nè prvivato, Comune”, ripristinata martedì sera. E dimostra a tutti che il decoro è una questione politica.
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E così dopo sole dodici-ore-dodici, un nucleo della Linea Decoro AMA, con l’ausilio di un idropulitrice (ci eravamo fermati agli idranti), e con l’ausilio degli agenti del nucleo “Pics” della Polizia di Roma Capitale, ha cancellato la scritta che ieri era tornata a gridare dalle mura di Porta Maggiore. E lo ha fatto con solerzia e rapidità soprendenti e con un’efficienza da togliere il fiato!
Dopo il retake, ecco il re-retake. Questa volta il nucleo ha agito senza volontari al suo seguito. E’ l’AMA, accompagnata dal nucleo speciale di polizia municipale, a sostituirsi ai giovani volontari, a ripristinare il monopolio dell’uso legittimo del decoro urbano. E lo fa su diretto mandato di Tronca. E così non è più possibile nemmeno discriminare tra cicche, cartacce, rifiuti ingombranti ai margini delle strade e una scritta espressione di un desiderio e di un anelito. Il risveglio della “partecipazione diretta” è stata prontamente sostituita da un’azione di polizia.
Il messaggio di Tronca è molto chiaro: questa città non deve mostrare increspature, cicatrici, non deve dare segni di vita. I muri devono rimanere grigi e muti. Una scritta prodotta durante il più alto momento di partecipazione che una città può vivere, una manifestazione di piazza, viene cancellata due volte: la prima dai volontari, la seconda dal commissario straordinario. Una scritta rimasta impressa sulle mura di Porta Maggiore per più di un anno, è improvvisamente diventata “un atto vandalico”, come recita il Comunicato di Ama.
Interessante soffermare per un attimo l’attenzione sull’AMA: proprio quell’azienda sconvolta dagli scandali di parentopoli, quella municipalizzata all’interno della quale i politicanti che hanno governato in questi anni hanno piazzato amici e parenti, quell’ente che subisce tagli ed è costretto a licenziare i dipendenti – molti dei quali parteciperanno al corteo del 19 marzo – tenendo fermi gli stipendi milionari dei manager, of course, proprio l’Ama ha dimostrato di essere solida ed efficiente. Peccato che la raccolta differenziata sia un fallimento in tutte le periferie della città, che si trovino sacchi di spazzatura ad ogni angolo di strada e che il peso di tutto venga fatto ricadere solo sulle spalle dei lavoratori. Prendiamo atto, con (poco) stupore, che AMA non ha niente di meglio da fare che attivarsi e in 12 ore rimuovere quella scritta. Che non è una semplice scritta. È il segno della possibilità, di un desiderio di cambiamento e di espressione dentro la città di Roma, città di cui con tanti percorsi, con battaglie per i servizi pubblici, per il welfare giovanile, per la cultura indipendente, con servizi autogestiti dal basso come palestre e scuole popolari, ci prendiamo cura giorno per giorno. Mentre tutti quelli che vivono al di fuori del centro-vetrina si accorgono dei cumoli di spazzatura ad ogni angolo, del fallimento della raccolta differenziata, dell’impossibilità di far fronte alle esigenze di una città così grande definanziando AMA, tutta l’attenzione viene rivolta ad un’unica scritta su un muro. Così sorprendente che quasi ci sarebbe da pensare male: ci sarebbe da pensare, ad esempio, che oltre al decoro l’interesse era quello di mandare un messaggio politico. Ci sarebbe da pensare che la retorica dei muri puliti nasconda qualcosa di più profondo, di più letale, in grado di distogliere energie e attenzione dal vero bersaglio. Questa volta non sono stati i volontari a cancellare la scritta: lasciata li per un anno e mezzo adesso richiedeva un intervento urgente e drastico. Mentre scriviamo queste righe arriva la risposta attraverso un comunicato ufficiale di Ama: l’ordine di cancellare arriva direttamente dal prefetto Tronca. Amore viscerale per i muri puliti? Tutt’altro.
Volevamo aprire un dibattito sul destino di questa città, sulle sue parti abbandonate e dimenticate che tornano alla ribalta solo per una guerra di spugnette e pennelli e vogliamo ancora farlo. Pensiamo cha la partecipazione diretta dei cittadini sia preziosa, sia la via da praticare, crediamo anche che tante volte una scritta su un muro, perimetrale abbia rappresentato una via di espressione di ribelli, eroi, artisti e poeti (nell’800 erano i muri di roma su cui i carbonari scrivevano viva verdi). Noi volevamo e vogliamo aprire un dibattito serio sulla città. Volevamo però anche segnalare un confine, materiale e immaginario: un confine fatto di corpi e impegno quotidiano e un confine fatto di immagini e concetti. Non tutto ha un prezzo, non tutto si può vendere o comprare. Il tempismo dell’azione di Tronca e dell’Ama confermano solo la potenza simbolica e materiale di quel gesto: un grido di battaglia, un programma politico, un orizzonte da raggiungere attraverso l’impegno quotidiano.
Ci vediamo sabato 19 Marzo alle 16.00 a Piazza Vittorio.
Questo è solo l’inizio. “Né pubblico né privato. Comune”!