PRECARIETÀ
Conquistare il comune delle lotte
Si è tenuta a Roma lo scorso 25 giugno la prima assemblea nazionale delle CLAP “Organizzare la convergenza delle lotte”: pubblichiamo qui il report del meeting.
• Guarda qui i video dell’assemblea.
Una nuova specie: questa è l’ambizione delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario. Non troppo dissimile dagli Hopefullmonsters (letteralmente: ‘mostri pieni di speranza’) che costellano i salti evolutivi. Una nuova specie di sindacato, ostile alle fratture categoriali e corporative, dunque orizzontale e territoriale. Una ricerca pratica con al cuore un obiettivo chiaro: sindacalizzare il lavoro privo di tutele, frammentato, impoverito, ricattato.
E, nel farlo, politicizzare la società, ricostruire il Politico – che è sempre divisione tra ‘alto’ e ‘basso’, polemica – nelle lotte, a partire dalle lotte.
Con questa ambizione, lo scorso sabato 25 giugno si sono ritrovate a Roma, presso Esc, le Camere da poco sorte a Padova e Napoli. Riunite nella discussione con quelle romane, attive già dall’estate del 2013. Una nuova specie è stata la discussione che ha visto protagoniste lavoratrici e lavoratori, attivisti, giuslavoristi, professionisti degli ordini, collettivi politici e sindacati di base.
Sì, la parola subito alle vertenze che CLAP, in primo luogo a Roma, sta portando avanti da un paio d’anni e più: dalla Sanità, tanto privata che pubblica, all’Accoglienza, alla Logistica. Interventi appassionati che raccontano, senza retorica, la fatica quotidiana del conflitto, la conquista di un comune terreno di organizzazione e di rivendicazione, tra lavoro precario e dipendente, collaborazioni con partita Iva finte e genuine. Un travaglio che, giorno dopo giorno, deve battere paura e rassegnazione, pressioni antisindacali dei datori (a maggior ragione se “manager dei buoni sentimenti”, vedi le Cooperative). Ma che, soprattutto, deve ritrovare la fiducia, anche nella parola ‘sindacato’, dove il disastro concertativo-corporativo di questi ultimi trent’anni ha seminato risentimento, impotenza, individualismo. Si può fare sindacato in altro modo, il sindacato può tornare a essere strumento di lotta contro la barbarie del Jobs Act e della precarietà che, da eccezione, si è fatta regola.
Grazie a un rigoroso approfondimento giuslavoristico dell’avvocato Alessandro Brunetti e agli interventi degli attivisti (di Padova, di Napoli e anche di Pisa, oltre che di Roma of course), si sono poi cominciate a delineare campagne comuni, assi di intervento privilegiato per i mesi a venire. Da una parte i voucher, la versione italica, e assai più violenta, dei tedeschi minijobs. In verità testa d’ariete normativa di sfondamento, il lavoro accessorio, delle residuali tutele del lavoro già precario: punta dell’iceberg, in continua espansione, di lavoro nero e sfruttamento selvaggio. Dall’altra il lavoro gratuito, nella sua doppia forma: il lavoro svolto ma non pagato, o pagato sempre in ritardo o mal pagato (casi emblematici sono, chiaramente, quelli che riguardano il Terzo settore, appalti e servizi pubblici “esternalizzati”); quote sempre più rilevanti di lavoro, soprattutto ad alto contenuto cognitivo (nelle Ricerca, nell’Editoria, ecc.), che normalmente non vengono né riconosciute né pagate.
Dai COBAS a MGA (Mobilitazione Generale degli Avvocati), da Stampa Romana a Communia, alla vertenza dei Canili di Roma: tante voci, tutte fondamentali, per rilanciare l’urgenza della coalizione. La sfida del sindacalismo sociale, la sfida che CLAP ha fatto propria fin dal primo momento, non può che insistere sulla convergenza delle lotte, così come ci indicano da mesi gli scioperi e le rotture insurrezionali francesi. Convergenza che non è sinonimo di semplice unificazione, ma che mobilita, evidentemente, assemblaggi inediti, combinazioni capaci di far risaltare in primo piano la singolarità di ciascuna lotta, pur affermando la trasversalità (o il comune) delle pratiche e delle pretese. Proprio con i francesi della Coordination des intermittents et précaires d’Île-de-France abbiamo avuto modo di approfondire quanto è accaduto in Francia in questa lunga primavera di conflitto sociale, quanto sta ancora accadendo; e, soprattutto, come rompere i perimetri nazionale delle lotte sindacali: se ancora ha un senso, e riteniamo lo abbia, la nozione di ‘europeismo radicale’, soltanto la diffusione transnazionale e sociale nello stesso tempo dello sciopero può approssimare qualche soluzione utile.
La strada è in salita, e ci è chiaro. Ma sono le uniche strade che ci piace percorrere.
«Un torto fatto a uno di noi è un torto fatto a tutti noi»
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