DIRITTI

48 rimpatriati: ora rischiano la vita in Sudan

I cittadini sudanesi sono stati reimpatriati ieri da Ventimiglia in base al nuovo accordo tra Roma e Karthoum. Dove c’è una dittatura militare da oltre 25 anni

Ieri a Ventimiglia 48 migranti sudanesi sono stati rimpatriati forzatamente a Karthoum. Uno dei primi effetti del nuovo Memorandum of Understanding sul tema della migrazione, firmato il 4 agosto dal capo della polizia italiana, Franco Gabrielli, e dal generale sudanese Hashim Osman Al Hussein, con la benedizione dei rispettivi governi. Il MoU prevede la collaborazione tra i due Paesi nella lotta al crimine, nella gestione degli effetti migratori e delle frontiere.

Vi troviamo una serie di articoli relativi al rimpatrio dei cittadini irregolari nei rispettivi territori. In linea con l’accordo, nelle scorse settimane il governo italiano ha chiesto al Sudan di inviare una sua delegazione a Ventimiglia con lo scopo di identificare e rimpatriare i propri cittadini. Una richiesta subito accolta dal ministro degli Esteri Gharib Allah Khidir, nonostante il coinvolgimento di agenti dei Paesi d’origine per l’identificazione, violi chiaramente le regole della Convenzione di Ginevra.

Così questa mattina si è attuata l’ennesima operazione repressiva antimigratoria: 48 ragazzi sudanesi, in parte respinti alla frontiera e in parte fermati a Ventimiglia, sono stati caricati su un autobus per Torino, per poi essere rimpatriati a Karthoum. Prima espulsione diretta di questo genere, è una chiara violazione dei diritti umani che non ha tardato ad essere oggetto di proteste da parte dei solidali: il volo diretto a Karthoum, operato da Egyptair, sarebbe dovuto partire alle 12:45 da Milano-Malpensa, dove si erano radunati diversi manifestanti, ma l’aereo sarebbe invece partito da Torino-Caselle alle 13:00. Degli attivisti spiegano che prima della deportazione alcuni ragazzi sudanesi si trovavano al Centro della Croce Rossa ed erano intenzionati a fare domanda d’asilo.

Dopo essere stati prelevati da Ventimiglia, ai ragazzi è stata convalidata l’espulsione dal Giudice di Pace della questura d’Imperia. Questo episodio rappresenta un fatto gravissimo nel quadro della cooperazione internazionale, che si collega alla volontà e al disegno delle autorità italiane di rimpatriare il maggior numero di migranti “illegali”, soprattutto dopo che Francia, Svizzera ed Austria hanno sbarrato le frontiere. Si tratta di una deportazione di massa verso un Paese dove non solo è certa la violazione dei diritti fondamentali di quanti sono stati rimpatriati, ma è messa a repentaglio la loro stessa vita. Perseguendo questa operazione l’Italia sta valutando il Sudan “un paese terzo sicuro” verso il quale deportare i richiedenti asilo che si sono visti negare il diritto alla protezione, ed inoltre si sta rendendo complice delle violazioni che verranno poste in essere dalla dittatura militare di Omar Al-Bashir.

Ai tre attivisti saliti in segno di protesta sulla torretta fuori pista dell’aeroporto di Malpensa è stato convalidato il fermo per resistenza. Il processo per direttissima si terrà oggi presso il Tribunale di Busto Arsizio.