POTERI
UNIECO: dalla storia del mutualismo al presente di speculazione
Chi è il colosso della cooperazione “rossa” che vuole sfrattare Scup?
Oggi in tanti a difenere l’occupazione di via Nola, l’ufficiale giudiziario tornerà il 19 gennaio: “ci troverà sempre qua in tanti perché i sogni sono più forti e reali degli imbrogli della speculazione”
Ex Scalo Merci di Parma
3 dirigenti della società Mingori-Unieco incaricata di eseguire l’iter preliminare alla bonifica del terreno dell’ex-scalo merci di Parma vengono indagati dagli inquirenti per essere sospettati di aver omesso o manipolato i dati rispetto alla sua effettiva tossicità
1) Stradale
Tirrenica (CHE COSA È) Pressioni per la realizzazione della grande opera autostradale da parte di banche e coop rosse – maggio 2011: penetrazione della società appaltatrice SAT (al 94% Benetton) cedendo complessivamente il 69,1% della sua partecipazione a Banca Monte Paschi di Siena per il 14, 95%, Holcoa per il 24,89 % (holding di concessionarie autostradali creato proprio per entrare in Sat dai costruttori emiliani Ccc, Cmb di Carpi, Cmc di Ravenna e Unieco, Cooperare e Ugf Merchant che è la banca d’affari del gruppo bolognese Unipol), Vianco per il 24,89%(partecipata al 100% da Vianini Lavori del Gruppo Caltagirone, il cui patron è a sua volta socio di Mps), Società Autostrada Ligure Toscana per il 9,95%(Gruppo Sias).
EXPO 2015
Lavori stradali:
Tangenziale Est Esterna Milano (TEEM): la Unieco Partecipa nel CdA con una quota del 4%, e partecipa all’appalto dei lavori di realizzazione con una quota del 10,7% insieme ad Impregilo (34%), Pizzarotti (23%), Coopsette (11%), Cmb (10,7%), Cmc (8,5%), Itinera (1%) e Pavimental (1%), riunite nel Consorzio Costruttori TEEM per una commessa del valore totale di 1,021 miliardi di euro guadagnandosi il record di autostrada (QUALE AUTOSTRADA) più costosa tra le 32 in fase di progettazione e realizzazione in Italia (80 mln di euro a chilometro!). Tale assegnazione è avvenuta senza gara d’appalto. L’opera sta incontrando la forte opposizione tanto degli operatori dell’AltraEconomia Lombarda perchè cancellerebbe uno dei progetti di economia solidale più significativi del nostro Paese, cioè “Spiga&madia” (la filiera corta del pane biologico del Distretto di economia solidale della Brianza), quanto di molti degli amministratori dei comuni coinvolti nel progetto. Questi contestano la violazione dell’accordo di programma con cui i sindaci nel 2007 avevano accettato la realizzazione di Teem a fronte di interventi sul trasporto pubblico, però mai realizzati e nemmeno progettati (come la M3 a Paullo e la M2 a Vimercate), oltre ad un gravissimo ritardo nei tempi di approvazione, legato soprattutto alla inefficacia del piano finanziario, che ha fatto sì che il progetto venisse approvato dopo la scadenza del vincolo quinquennale preordinato all’esproprio, rendendo di fatto nulli i provvedimenti espropriativi. Infine la procedura di approvazione ha eluso le necessarie risposte a molte osservazioni presentate al progetto (adeguato studio aggiornato dei flussi di traffico, insufficienti opere compensative degli impatti ambientali e acustici, nodi di traffico vistosamente irrisolti, a partire dagli svincoli di Agrate)
BreBeMi: progetto autostradale legato all’Expo per collegare Bergamo, Brescia e Milano, dal valore totale di 1.818,5 milioni di euro cui Unieco partecipa insieme a Pizzarotti e Consorzio Cooperative Costruzioni. Il progetto, oltre alla dubbia utilità, è stato al centro di uno scandalo legato a tangenti e smaltimento illegale di rifiuti tossici. Il 30 novembre 2011 il vicepresidente del Consiglio della Regione Lombardia, il 68enne bresciano Franco Nicoli Cristiani (Pdl) viene arrestato per una tangente da 100mila euro nell’ambito di un’inchiesta traffico organizzato di rifiuti illeciti e corruzione, a seguito della quale vengono sequestrati due cantieri della BreBeMi, ritenendo che vi fossero state seppellite tonnellate di rifiuti tossici. Tra gli arrestati, anche il coordinatore degli staff dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) della Lombardia: trattasi di Giuseppe Rotondaro, accusato di aver preso 10 mila euro dalla ‘Locatelli spa’ per eludere controlli ambientali sulla Brebemi dove sarebbero stati utlizzati rifiuti speciali come sottofondi stradali. In sostanza, Locatelli, avrebbe dato del denaro a Nicoli Cristiani e a Rotondaro, per essere agevolati nel trattamento e smaltimento dei rifiuti, parte dei quali è finita anche in cantieri dell’autostrada Brebemi. La BreBeMi ovviamente si è dichiarata parte lesa, ma ciò non toglie che siano state rinvenute montagne di cromo esavalente in attesa di essere sepolte per sempre nascoste dal manto stradale, e grandi cumuli “loppa d’altoforno”: una sorta di ghiaia di tonalità brunastra generata dalla fusione dei metalli. Una cenere pesante amalgamata giudicata per qualità statiche un ottimo stabilizzante del fondo stradale, ma estremamente pericolosa se non depurata dalle sostanze nocive. Infine, tra le tante irregolarità, un posto di rilievo lo merita il trattamento delle acque derivate dallo scavo in profondità dei piloni. La normativa prevede che queste vengano depurate in apposite vasche di decantazione, peccato che in questo caso i liquami siano stati sversati direttemente nei rivoli dei fossi, in rogge e canali, nel letto dei fiumi.
Nota sui lavori stradali: Tanto per la TEEM quanto per la BreBeMi, il finanziamento dei lavori è stato possibile solo ed esclusivamente per l’intervento in un secondo momento di una cordata di “magnanime” banche. Per la TEEM grazie a un prestito-ponte da 120 milioni stanziato nell’agosto 2012, per 40 milioni dalla Banca Popolare di Milano, per altri 40 dai Comitati Crediti di Banca IMI e infine da UBI-Centrobanca per altri 40 milioni, mettendo così la Tangenziale Esterna s.p.a. nelle condizioni di assicurare l’avanzamento dei cantieri nel medio termine. Per la BreBeMi invece, la cordata è arrivata nel marzo 2013 rendendo l’opera realizzabile perché Cassa Depositi e Prestiti, la Bei e Sace sono scesi in campo massicciamente coprendo l’impegno di lungo periodo per 1,519 miliardi, mentre le banche commerciali (intesa San Paolo, Centrobanca, Mps, UniCredit e Credito Bergamasco) si sono ritagliate un ruolo legato ai finanziamenti di breve durata per 298,5 milioni di euro. Da aggiungere l’equity da 520 milioni dei soci della concessionaria: principali azionisti Autostrade Lombarde con l’89,29% poi Pizzarotti con il 3,10% e con il 2,20% Unieco.
Collegamenti con la ‘ndrangheta:
Nel settembre 2012 la Prefettura di Milano sigla un provvedimento di interdizione nei confronti di un’azienda che opera sui lavori di interconnessione stradale che portano al cantiere dell’Expo 2015. Si tratta della Fondazioni Speciali spa, società parmense di geoingegneria del gruppo Italterra.
L’azienda opera in un raggruppamento (ATI) con la Adrenalina Srl, azienda attualmente presente nel cantiere. La commessa in questione è una fra le maggiori delle opere connesse per l’accesso al sito Expo 2015 ed è stata posta in gara ad un importo pari a 123.584.975 euro + iva ed assegnata a 99.549.649 + iva; l’azienda assegnataria è il consorzio Eureca composto da alcune fra le maggiori aziende del settore come la Cmb, l’Unieco, la Cfl. Come per i rifiuti tossici, il General Contractor se ne è naturalmente lavato le mani.
2) Rifiuti
Termovalorizzatore Napoli Est: Nel 2011, in piena emergenza rifiuti, Bertolaso e Berlusconi impongono la realizzazione di un termovalorizzatore da costruirsi nell’area est del capoluogo campano per fugare il rischio di multe da parte dell’UE. Il 15 luglio, a scadenza del bando, la gara d’appalto indetta dalla Regione si conclude con nessuna offerta presentata. Il pomeriggio dello stesso giorno però, quindi fuori gara, arriva una “manifestazione di interesse” da parte di un’associazione di imprese costituita da A2A (l’azienda che gestisce il termovalorizzatore di Acerra), dalla francese Constructions Industrielles de la Mediterranèe (Cnim Sa) e da Eureca Consorzio Stabile, a sua volta costituito da Cmb – cooperativa di muratori e braccianti di Carpi, dalla Unieco di Reggio Emilia e da Clf costruzioni ferroviarie, a sua volta al 60% di proprietà di Unieco. Tale operazione viene giustificata da A2A spiegando che l’ azienda aveva richiesto una proroga della scadenza che non è arrivata, così è partita una offerta che contiene la parte tecnica, ma non quella economico-finanziaria, che richiederebbe maggior tempo. La gara però viene considerata deserta, proprio perchè la manifestazione di interesse era giunta due ore dopo la scadenza ufficiale del bando. In autunno la Regione Campania emette un nuovo bando per la realizzazione dell’impianto, cui risponde di nuovo il gruppo di imprese A2A-CNIM-Eureca, ma il 3 dicembre un accordo tra Comune, Provincia, Regione e Ministero, grazie soprattutto all’opposizione di De Magistris, si pronuncia a sfavore dell’opera. Giacchè però gli accordi non hanno valore legale fintanto che sono in essere le norme legislative vigenti, la Regione continua le trattative per la realizzazione dell’opera avviando nei mesi successivi un “dialogo competitivo” con A2A-CNIM-Eureca che il 23 maggio 2012 presentano un piano economico-finanziario, privo però della garanzia bancaria. Data l’impossibilità di giungere a un accordo con il Comune però, il 5 giugno A2A-CNIM-Eureca ritirano l’offerta. L’opera dunque, per il momento, è accantonata.
Inceneritore di Parma: Tra il 2004 e il 2006, l’ex- sindaco e presidente di Ato (Agenzia d’ambito territoriale) Ubaldi affida alla società Enìa, oggi Iren, lo smaltimento dei rifiuti dei comuni della provincia per dieci anni senza gara d’appalto. Nel 2005, la Provincia di Parma inserisce un’inceneritore nel Piano Provinciale dei Rifiuti, inceneritore per il quale Ubaldi offre come location il Comune di Parma e che viene affidato ad Iren, avviando così il controverso iter che ha portato alla realizzazione dell’opera, nonostante la forte opposizione dei cittadini dati i comprovati rischi per la salute. Il 3 settembre 2012 la Procura della Repubblica emette i primi avvisi di garanzia per i reati di abuso d’ufficio e abuso edilizio nell’iter di autorizzazione dell’inceneritore che coinvolgono tra gli altri l’ex-sindaco Ubaldi nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Guardia di finanza dopo gli oltre dieci esposti presentati dalle associazioni contrarie al progetto.
Il 29 giugno 2013, tra esposti di Arpa e diffide degli enti locali che avevano denunciato irregolarità nel permesso edilizio e nelle fasi preliminari di messa in funzione, l’Iren accende arbitrariamente i forni nonostante l’assenza della certificazione di agibilità da parte del Comune. Nelle settimane precedenti, il Comune giudato da Federico Pizzarotti aveva chiesto a Iren di presentare memorie e documenti sul permesso edilizio, che per il Comune risultava scaduto. La sera prima dell’accensione arbitraria dell’impianto poi, sempre dal Municipio era arrivato un nuovo parere negativo sulla possibilità di avvio, ritenendo che i lavori non fossero ancora terminati, anche in considerazione del rigetto delle varianti in corso d’opera presentate il 18 giugno scorso per modifiche intervenute sul progetto per cui il Comune aveva comunicato la “manifesta irricevibilità, inammissibilità e improcedibilità della domanda”. Il 3 luglio, la Provincia, competente sull’attività del Polo ambientale integrato in cui c’è il forno, comunica ad Iren “l’obbligo di sospendere l’attività di smaltimento rifiuti nell’impianto”. La forzatura dell’Iren rispetto all’accensione dell’impianto, è avvenuta perchè la società potesse rientrare nella scadenza del 30 giugno utile ad ottenere gli incentivi statali, i “certificati verdi” del valore di 4,5 milioni per 15 anni. Il Ministero però esclude l’Iren dal progetto di finanziamento, previa accettazione del ricorso da questa presentato al Tar del Lazio, ricorso che viene accettato il 1 agosto, autorizzando così l’inceneritore ad operare. La Unieco possiede azioni dell’Iren per 1.191 mila euro.
Inceneritore di Torino: impianto di termovalorizzazione sito in località Gerbido, è stato appaltato a Coopsette e Unieco per quanto riguarda la costruzione, mentre è gestito dalla TMR, Trattamento Rifiuti Metropolitani, controllata all’ 80% da Iren. L’impianto, inaugurato a maggio, è già stato teatro di più incidenti dovuti al suo malfunzionamento. Già il 2 maggio, alla prima pioggia, l’acqua era finita direttamente sulle barre a media tensione elettrica che alimentavano l’impianto, causando un blackout generale; in più si è poi scoperto non solo che l’incidente aveva provocato lo sforamento dei limiti di legge sugli inquinanti, anche se la legge permette sessanta ore di sforamento l’anno in caso di incidenti, ma che addirittura il sistema di monitoraggio dell’inquinamento interno all’inceneritore era anch’esso stato vittima del blackout e non aveva misurato niente (per questo è stata anche aperta una inchiesta dalla magistratura). Il 9 luglio l’impianto è stato riacceso, ma nel tardo pomeriggio del 10 luglio si è verificato un secondo incidente. In pratica, appena hanno provato ad avviare la linea, il monitoraggio ha indicato che l’aria che usciva dai filtri era troppo inquinata, oltre i limiti di legge; hanno provato a risolvere il problema, ma non riuscendoci hanno dovuto spegnere tutto il giorno dopo. Anche in questo caso è in corso un’inchiesta della magistratura, in particolare sulle modalità di spegnimento dell’impianto che sono state diverse dalla procedura prevista.
NB: L’impianto è ancora in fase di “rodaggio” (è in funzione solo 1 dei 3 forni), ma il suo malfunzionamento, dovuto soprattutto a deficit strutturali, non lascia presagire niente di buono per quando inizierà a lavorare a pieno regime. Pare che tali deficit strutturali siano strettamente connessi alla situazione di pesante crisi economica di Coopsette e Unieco, in virtù della quale le due società sono fortemente indirizzate all’abbattimento dei costi a scapito della qualità del prodotto.
Altri impianti realizzati: Ascoli piceno – Consorzio per la industrializzazione delle Valli del Tronto Magliano Alpi (CN)
Moraro (GO) – Impianto di compostaggio e biostabilizzazione
Sant’Agata Bolognese (BO) – Impianto di compostaggio
Spresiano (TV)
Spresiano (Tv) – Contarina S.P.A.
Verbania – CON.SER.V.C.O.
3) Ferroviario
Tramite CLF, altra cooperativa di cui Unieco è proprietaria al 60%, ha realizzato finora il tratto Alta Velocità Milano-Bologna ed è presente nei cantieri di:
Metro C Roma
Terzo Valico Genova: Progetto ferroviario nato nel 1991 nell’ambito della realizzazione della tratta ad Alta Velocità Genova-Milano, a sua volta tratto iniziale di un corridoio ferroviario pensato dall’UE per collegare il porto di Genova a quello di Rotterdam e ormai da anni accantonato al pari del corridoio Lisbona-Kiev in cui si inserisce il progetto del TAV Torino-Lione, è stata appaltata al Consorzio COCIV di cui fanno parte Impregilo (64%), Condotte (21%), Technimont (10%) e CIV (5%). L’opera, del valore totale ad oggi stimato di oltre 6 miliardi di euro (NB: dal progetto iniziale i costi sono già lievitati dell’800%!), verrà realizzata in lotti di volta in volta finanziati. Unieco vi subentra nel 2010 attraverso il Cosorzio Stabile Eureca (CMC+Unieco+CLF, per il quale il TAV Genova- Milano rappresenta il “debutto in società”) con un appalto del valore di 363 milioni di euro tanto per il potenziamento del nodo ferroviario di Genova, quanto per la realizzazione della galleria del Terzo Valico. Nel 2007 i lavori della tratta ferroviaria si bloccano per l’esaurimento di fondi. Il 18 novembre 2010 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) sblocca i primi 500 milioni per la realizzazione del terzo Valico, appena un dodicesimo del valore complessivo dell’opera; quel tanto che basta, insomma, per riaprire i cantieri, assumere personale, dare respiro alle promesse elettorali, rinunciando di contro alle ultime assegnazioni per la ricostruzione degli edifici in Abruzzo e alla ristrutturazione delle scuole meridionali. Il 22 dicembre 2011 segue un ulteriore stanziamento di fondi, sempre da parte del CIPE, per 1.2 miliardi di euro.
Tra le moltissime criticità dell’opera, oltre ai palesi problemi di finanziamento, vi è innanzitutto l’inutilità comprovata, ammessa tanto dalla Banca europea per gli investimenti, che dall’Ispa (Cassa depositi e prestiti), che dagli imprenditori, segnali insomma che fanno presagire che si tratterà dell’ennesima cattedrale nel deserto. In secondo luogo ci sono serie criticità ambientali: nell’area interessata dai cantieri, sono state rilevate percentuali di amianto nel terreno che in alcuni punti raggiungono il 25%, amianto che, se smosso, è altamente cancerogeno. Nel frattempo comunque, sono iniziati gli espropri/p>